Google, Apple e Safari: le somme
Da diverso tempo ormai è noto al pubblico che Google paga l’azienda di Cupertino per restare in qualità di principale motore di ricerca sul suo browser: Safari.
Le somme sono considerevoli anche per dei giganti di affari del calibro di Google e Apple: 9 miliardi di dollari ogni anno.
La Apple accetta il pagamento e permette alla Google di restare il motore di ricerca predefinito in iOS, sebbene già da diverso tempo è pronto il browser Safari, la cui qualità non è di certo inferiore a quella targata Grande G.
La questione è nota da molto tempo, anche perché già in passato moltissimi media hanno riportato l’interesse della a Google a pagare la Apple per restare in cima alla lista dei browser.
Ovviamente il pagamento, – più che giustificato a nostro modo di vedere la cosa, – non riguarda unicamente gli smartphone, bensì tutti i dispositivi con l’iOS come sistema operativo. Quindi anche gli iMac, i MacBook e così via.
Nonostante i dettagli dell’accordo si conoscano, le due aziende non hanno mai rilasciato dei commenti sull’accordo stesso. Forse per una questione di riservatezza, forse, invece, per un punto di vista semplicemente contrattuale, nessuno dei capi delle due aziende si è prolungato in discussioni relative a questo tipo di servizi.
Quelli che ne parlano, – forse anche troppo, – sono proprio gli analisi che ne vogliono quantificare il valore. Le cifre, del resto, interessano a molti soprattutto perché sono in grado di far nascere una grande curiosità.
A tutti interessa sapere quanto, precisamente, paga la Google alla Apple e quanto potrebbe pagare in futuro.
Altresì la cosa interessa per capire se Google rimarrà il browser predefinito ancora per molto oppure se l’azienda di Cupertino finalmente prenderà in mano le redini del gioco e riuscirà a promuovere il suo stesso browser.
Gli interrogativi, insomma, non potrebbero mai essere così tanti come in questo caso e l’interesse per la questione cresce di anno in anno.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con le informazioni che attualmente abbiamo a nostra disposizione e vediamo se riusciamo a rendere l’intera questione un po’ più lucida e chiara di come lo era tempo fa.
Stando a quanto riporta il famoso analista Rod Hall, che lavora per Business Insider, la Google pagare all’azienda di Cupertino ben 9 miliardi di dollari nel 2018.
Tuttavia, sembrerebbe che nel contratto sia previsto un aumento automatico della cifra di anno in anno. Così nel 2019 la somma salirà a 12 miliardi di dollari, nel 2020 a 15 miliardi e così via.
Fintanto che il prezzo è destinato ad aumentare di anno in anno resta da capire quando finirà il contratto. Su questo punto ci sono ancora molte ombre… Da una parte è chiaro a tutti che non si potrà aumentare la cifra all’infinito. Dall’altro resta anche chiaro che prima o poi la Google dovrà smettere di pagare la Apple: più o meno quando la cifra richiesta sarà troppo alta e pesante per l’azienda.
Attualmente nemmeno i Big del settore sono in grado di quantificare una cifra che sia in contempo trasparente e ragionevole. Quando avverrà questo punto di non ritorno?
Attualmente non possiamo dirlo, ma pensiamo che già nel 2030 il browser predefinito degli iDevice sarà Safari e non Google (a meno che non venga inventata una soluzione geniale volta a “coprire” questa mancanza).
In ogni caso bisogna sapere che non è insolito che un motore di ricerca paghi un’azienda per essere il motore di ricerca predefinito dell’azienda stessa.
Nonostante i pagamenti, bisogna sapere comunque che gli utenti hanno la possibilità di modificare quest’opzione liberamente, ma resta comunque una cosa che fanno in pochi…Proprio per questo essere il motore di ricerca predefinito ha un’importanza a di poco cruciale.
In questo modo, difatti, non si tratta di una spesa a caso, bensì di un investimento che bisogna tenere in considerazione poiché può comportare un aumento di guadagni.
LEGGI ANCHE: iPhone rigenerato Apple store
Google e Apple: i precedenti
Forse non lo sai, ma esistono diversi precedenti molto curiosi e simili al caso di Google+Apple.
Per esempio, nel 2010 la Samsung e Yahoo! firmarono un accordo di collaborazione che rese Yahoo! il principale motore di ricerca sugli smartphone e i telefonini prodotti dalla Samsung, senza essere legati ad alcun sistema operativo.
Il tutto sempre per un paio di anni, prima che una delle due aziende non potesse più sostenere i termini dell’accordo oppure che questi diventasse economicamente svantaggioso per uno dei due.
La cosa interessante è che nel caso di Samsung e Yahoo! non importava quale fosse il sistema operativo di base: avrebbe funzionato comunque nel migliore dei modi.
Nel 2012 è uscita la prima news che allora sembrò una bomba o quasi: Google ha versato 1 miliardo di dollari nelle casse della Apple per mantenere il suo browser di ricerca come quello predefinito su tutti i dispositivi con il sistema operativo iOS nell’arco del 2013.
La Mela, per esempio, a partire da iOS 6 ha cercato di sbarazzarsi in ogni modo possibile dall’influenza targata Google. Al tempo fu persino ridotto al minimo l’allora popolare (ma lo è anche oggi, a dispetto di tutte le critiche) il servizio di Google Maps.
Questa, però, si rivelò al tempo una scelta decisamente poco saggia, considerando anche che la fama di questo servizio continuò a crescere inesorabilmente di anno in anno.
Nonostante gli errori del passato, la Apple sembra non volerne commettere più e, anzi, cerca di scongiurare i vari problemi accettando i pagamenti della Google nonostante la scomodità relativa a dover usare ancora il browser di un proprio diretto rivale.
La cosa va bene a entrambe le aziende, che in questo modo possono mantenere intatte le loro posizioni sul mercato senza dover intraprendere altre azioni. E la Apple ci guadagna anche dei notevoli soldi che può usare per promuovere i propri prodotti altrimenti.
Il tutto, come sempre, si rivela essere solo e soltanto una questione di prezzo e la domanda è relativa proprio allo stesso.
La questione di prezzo: quanto costa?
Nel 2009 il prezzo che la Google pagò per essere il browser predefinito sui dispositivi della Apple era molto piccolo, quasi infimo: 82 milioni di dollari.
Spiccioli per questo genere di aziende.
Successivamente, però, la popolarità della Apple crebbe a dismisura. Così tanto che varie attenzioni si rivolgersi all’azienda di Cupertino, che alzò le proprie richieste firmando un nuovo accordo di collaborazione Google.
Decisione corretta, considerando soprattutto il guadagno per le casse dell’azienda che sarebbe arrivato da lì a poco. Ovviamente resta la domanda: come mai così tante variazioni nel corso degli anni?
Così tante da arrivare a ben 9 miliardi di dollari quest’anno con tanto di previsione di 12 miliardi nel 2019 e 15 nel 2020?
Tralasciando il ben noto fatto che per la Google si tratta di costi molto ben sostenibili per i prodotti e servizi che offre, è il costo che l’azienda ha dovuto pagare per ogni singolo prodotto della Apple che avrà il suo browser predefinito.
I dispositivi iOS, difatti, sono cresciuti non solo di qualità, ma anche di numero, arrivando a essere tra i principali in assoluto. Difatti, il prezzo per ogni dispositivo era di soli 2 dollari nel 2009.
Successivamente aumentò a 3 dollari. E un anno dopo già a 3,2 dollari. Questo costo è aumentato ulteriormente negli anni a venire anche a causa dell’aumento della popolarità e del valore degli iDevice.
Così ci ritroviamo a dover constatare un fatto: l’aumento sarà di 3 miliardi ogni anno, almeno finché la cosa non verrà interrotta del tutto.
Le due parti potrebbero comunque trovare una valida via di mezzo, poiché alla fine dei conti è un qualcosa che va bene a entrambi.
La partnership è utile sia alla Apple e Google poiché quelli di Cupertino sono in grado di offrire ai propri utenti un servizio di ricerca che al contempo è popolare e completo a 360°.
In questo modo riescono a raggiungere la soddisfazione dei loro clienti. Per Google, invece, la cosa porta vantaggio per via della crescente popolarità degli iDevice. Sia il loro traffico web che le loro entrate pubblicitarie crescono inesorabilmente di giorno in giorno.
Sembra una crescita che non può essere fermata, ma che dev’essere comunque sfruttata a proprio favore. In questo modo riescono ad aumentare le proprie statistiche e la relativa crescita ulteriormente.
E sicuramente è un qualcosa di valido per entrambi, poiché entrambi riescono a esprimere il proprio maggior potenziale dopo questa partnership.
Certo, la cosa sembra strana a prima vista poiché le due aziende si sono dichiarate rivali, combattendosi in ogni modo e talvolta facendosi anche dei torti. Tuttavia, c’è tempo per la rivalità e c’è tempo per la collaborazione.
Qui entra in gioco ciò che molti chiamano interessi personali e che rappresenta una verità valida sempre e comunque.
La cosa, di certo, spinge molti alla ricerca di un guadagno personale che altrettanti non riescono a trovare nonostante i tanti sforzi e passi eseguiti proprio in quella direzione.
Eppure ci vuole semplicemente un po’ di flessibilità su delle problematiche che sono delicate, ma che necessitano della massima attenzione dei più.
LEGGI ANCHE: Disinstallare programmi Mac
iPhone e iPad: accordo preso
Occorre ricordare che in origine i dettagli dell’accordo riguardavano unicamente due dei dispositivi principali della gamma Apple: iPad e iPhone. Si pensava, difatti, che sarebbero stati proprio questi a sbancare sul mercato e così è stato.
Con il tempo, però, si è rivelata una grande falla in questo pensiero: anche gli altri dispositivi realizzati dalla Mela sono diventati popolari in tutto il mondo.
Non a caso al giorno d’oggi possono considerarsi alla pari di veri e propri gioielli tecnologici realizzate da un’azienda di qualità per dei clienti di qualità.
Ecco che si fa avanti una soluzione, quindi: estendere i termini dell’accordo anche agli altri iDevice. Per l’onor del vero bisogna dire che la decisione non è arrivata subito ed è stato necessario attendere un bel po’ prima che Google e Apple firmassero il nuovo accordo in cui venivano compresi anche gli altri dispositivi, iMac su tutti.
La relazione tra la Apple e la Google è da sempre interessante. La società di Cupertino, difatti, usa Google come un motore di ricerca predefinito direttamente su Safari, ma utilizza anche il Bing targato Microsoft per svolgere altre funzionalità (per esempio, la famosa ricerca sul web tramite Siri avviene proprio utilizzando Bing).
Nonostante questo, l’analista Hall ha affermato che la Apple resta tutt’oggi uno dei maggiori canali di acquisizione del traffico per Google. Per questo l’importanza dell’azienda viene ritenuta cruciale e la presenza di Google sui dispositivi Apple – altrettanto importante. Non ne può fare a meno Google, ma anche per la Apple si tratta di un fattore-chiave che non può essere ignorato facilmente.
Di recente, inoltre, la Apple ha potuto promettere ai propri clienti che la collaborazione con Google comporterà un’altra importante crescita per l’azienda stessa. In modo particolare potrebbe goderne l’Apple Music, che ha visto una crescita costante sin dall’anno della sua implementazione sui dispositivi della Apple.
Grazie a Google sembrerebbe che anche i servizi di iCloud siano diventati più popolari e vendano di più.
Difatti, stando anche a quanto riporta la Apple stessa, ci sarebbero sempre più utenti che sarebbero disposti a pagare una tariffa mensile per ottenere sempre più spazio di archiviazione.
Qualcosa che a prima vista sembrerebbe non avere alcun legamento intrinseco con Google, ma scavando più a fondo si scoprire che questo motore di ricerca porta dei vantaggi a Cupertino esattamente come Cupertino porta dei vantaggi al motore di ricerca.
A questo si aggiunge il carattere innovativo delle due aziende. Leader dei rispettivi settori, in grado di rivoluzionare non solo il mercato, ma il mondo, possono raggiungere dei limiti e delle vette a dir poco sorprendenti.
Dalle macchine a guida autonoma, agli sviluppi delle nuove intelligenze artificiali, passando per tutto ciò che riguarda la collaborazione unicamente sull’aspetto software: due titani all’opera per il bene comunque non solo dei propri clienti, ma dell’umanità intera.
A noi, piccoli osservatori e appassionati, non resta che guardare fin dove arriverà la collaborazione e cosa essa rappresenterà negli anni a venire.