OpenAI e Jony Ive sfidano l’iPhone: il futuro secondo Apple

OpenAI e Jony Ive progettano un nuovo dispositivo IA, sfidando Apple

Quando si parla di innovazione tecnologica, due nomi possono cambiare tutto: Jony Ive e Sam Altman. Il primo ha disegnato oggetti che hanno definito un’epoca: l’iMac, l’iPod, l’iPhone. Il secondo ha creato la tecnologia che sta ridefinendo il nostro modo di pensare, comunicare, lavorare: ChatGPT. Mettili insieme, ed è come mettere Steve Jobs e Alan Turing nella stessa stanza.

Sembra una provocazione, ma è la realtà: OpenAI ha acquisito la startup “io” fondata da Jony Ive per 6,5 miliardi di dollari. Un investimento enorme, perfino per la Silicon Valley. Ma quello che colpisce non è tanto la cifra, quanto l’ambizione dietro l’operazione.

Un nuovo dispositivo che (forse) non avrà nemmeno uno schermo

Da mesi si rincorrevano voci su un misterioso progetto tra Altman e Ive. Ora, le carte sono scoperte: vogliono creare un nuovo tipo di dispositivo intelligente, radicalmente diverso da tutto ciò che conosciamo. Qualcosa che potrebbe addirittura sostituire lo smartphone.

Il modello di riferimento? Il film Her (2013), in cui il protagonista vive una relazione affettiva con un’intelligenza artificiale. Ma il punto non è l’amore digitale: è l’idea di un assistente empatico, che capisce il contesto, le emozioni, e si integra perfettamente nella vita quotidiana.

Secondo le indiscrezioni più accreditate, il primo dispositivo potrebbe arrivare già nel 2026. Potrebbe:

  • essere privo di schermo, funzionando solo tramite comandi vocali e IA conversazionale;

  • incorporare sensori Lidar per riconoscere spazi, movimenti, espressioni facciali;

  • anticipare bisogni, suggerire azioni, assistere in modo fluido e naturale.

Un assistente che non aspetta che tu chieda, ma ti conosce abbastanza da agire prima.

Una sfida diretta all’iPhone?

Parlare di “fine dello smartphone” è forse esagerato, ma è evidente che OpenAI punti a qualcosa di più grande di un semplice accessorio. Il nuovo dispositivo sarà compatibile con iPhone e Mac, ma avrà capacità autonome, grazie a modelli linguistici di nuova generazione (probabilmente basati su GPT-5).

Il paradosso è che proprio lo stile Apple – minimalismo, eleganza, semplicità – diventa ora l’arma con cui OpenAI lancia la sfida. Ive non ha mai smesso di pensare “alla Apple”, ma ha trovato in Altman la libertà creativa che gli mancava a Cupertino.

E non è da solo: il team di “io” include oltre 50 ingegneri, molti con background in robotica, fisica quantistica e design di prodotto. Non sono hobbisti. Sono gli stessi che hanno creato alcune delle interfacce più iconiche del nostro tempo.

E Apple? Sembra essere rimasta al palo

Dall’altra parte, Apple si muove, ma lentamente. L’Apple Intelligence annunciata nel 2024 è ancora ferma ai box: errori nei riassunti delle notizie, risposte allucinate, critiche sulla privacy. I primi test sono stati così deludenti che il lancio è stato rimandato al 2026.

Nel frattempo, Siri continua a sembrare più una segretaria degli anni ’90 che un assistente smart del futuro. Nonostante gli aggiornamenti, non c’è stata nessuna rivoluzione. Anzi, il 2025 è stato un anno difficile per Apple: le azioni sono calate del 17% e una class action ha accusato l’azienda di pubblicità ingannevole sulle sue capacità IA.

La vera perdita? Jony Ive

Chi conosce davvero il mondo Apple sa che la perdita di Jony Ive è stata molto più grave di quanto si dica pubblicamente. Non era solo un designer: era la visione, il gusto, l’anima estetica. Dal 2019, Apple ha iterato, ma non ha più inventato. I prodotti sono più veloci, più brillanti, ma raramente sorprendenti.

E lo dice uno che lavora ogni giorno con questi dispositivi: le innovazioni recenti sono più tecniche che emozionali. Il chip M4 è una meraviglia della microelettronica (capace di 18 trilioni di operazioni al secondo), ma è pensato per fare bene cose che già conosciamo: foto, video, gaming, sicurezza.

La vera IA generativa – quella che comprende, scrive, ragiona – è un altro gioco. E OpenAI ci gioca da anni.

La guerra degli ecosistemi è appena iniziata

Il 2026 potrebbe essere l’anno della svolta. O del collasso.

Scenario 1 – Vince OpenAI

L’assistente IA “invisibile” si integra nei nostri oggetti, nelle nostre case, nei nostri gesti. Gli smartphone perdono centralità. E ChatGPT diventa, di fatto, un sistema operativo.

Scenario 2 – Apple reagisce

Tim Cook rilancia, magari acquisendo startup IA o accelerando lo sviluppo di un Vision Pro 2 con capacità generative on-device. Puntando, come sempre, sul tema forte della privacy.

E noi utenti Apple? Cosa dobbiamo fare?

Come tecnico, formatore e consulente nel mondo Apple da decenni, posso dirti questo: non è ancora il momento di fare scelte drastiche.

Il tuo iPhone resta oggi il dispositivo più completo, stabile e integrato che puoi avere in tasca. I nuovi dispositivi basati su IA sono ancora acerbi – basti pensare al caso del Humane AI Pin, lanciato con grandi promesse e subito finito nel dimenticatoio.

Quello che possiamo fare è restare aggiornati. Apple potrebbe attivare nuove funzionalità IA già nei prossimi aggiornamenti di iOS, senza bisogno di cambiare smartphone. E quando lo farà, sarà con la solidità che da sempre la contraddistingue.

Nel frattempo, noi di Ipermela continuiamo a mantenere aggiornati i tuoi dispositivi, a testare ogni novità che arriva, e a osservare da vicino quello che sta accadendo nel mondo dell’intelligenza artificiale.

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Conclusione: il futuro ha (di nuovo) la voce di Jony Ive

La tecnologia non cambia solo gli oggetti, cambia le persone. E questa volta, lo sta facendo in silenzio, ma con decisione.

Se l’iPhone è stato il simbolo dell’era del touch, il nuovo dispositivo di Ive e Altman potrebbe rappresentare l’era della presenza invisibile, della tecnologia che non si vede ma c’è, e che ci assiste come un compagno digitale personale.

Mentre a Cupertino si decide il futuro di Siri, OpenAI disegna il futuro dell’interazione umana.

E nel mezzo, ci siamo noi: utenti, tecnici, appassionati.
Pronti – ancora una volta – a meravigliarci. O a cambiare tutto.


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